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Siamo ancora in grado di risolvere problemi?
Nelle ultime settimane, oltre allo sviluppo di uno splendido gestionale per magazzini, sto affiancando uno studente universitario nello studio dei rudimenti della programmazione.
La programmazione è un’arte complessa, che ti mette di fronte a piccoli e grandi problemi da risolvere.
È un misto di logica, capacità di comprensione e di ricercare le informazioni.
Nel pratico, si tratta di scrivere una serie di istruzioni all’interno di documenti di testo (il codice), seguendo una certa struttura, così che il computer possa poi interpretarle ed eseguire quanto richiesto.
È perfettamente normale essere in difficoltà, specialmente all’inizio, ed è importante esercitarsi il più possibile per affinare questo misto di capacità.
La cosa che ho notato nei diversi affiancamenti che ho fatto finora, è la ricerca della scorciatoia, dell’imparare delle piccole porzioni di codice a memoria da provare a caso fino a che non si arriva ad una soluzione.
Ora, visto che anche per un esame universitario è necessario scrivere almeno un migliaio di righe di codice, di lunghezza variabile, quanto è probabile che quel pezzo imparato a memoria sia quello giusto?
Per questo motivo, spesso genera frustrazione, perché non si riesce a fare tutto subito con quello che si è imparato a memoria e, in maniera simile ai problemi di matematica che facevamo a scuola, qui si ha un risultato immediato.
Programmare può essere un’attività divertente e stimolante, che apre la mente e che insegna ad avere un approccio logico ai problemi.
Un po’ come risolvere un Sudoku o altri giochi di logica.
Personalmente, è sempre stata un’attività che mi ha entusiasmato molto.
Ho iniziato da piccolo, a 14 anni circa, guardando dei video su YouTube di un signore che chissà che fine avrà fatto.
Non è più su YouTube da un pezzo.
Una volta all’università, ho iniziato a fare cose un po’ più serie in questo ambito e ho capito che era quello che mi piaceva fare.
Pochi sanno che la prima volta che ho fatto l’esame di programmazione sono stato bocciato.
Non perché avessi fatto chissà quali errori, ma perché avevo provato a farlo senza studiare ed esercitarmi.
La volta dopo l’ho superato col massimo dei voti.
Quindi so bene quali siano le difficoltà che sperimentano le persone che aiuto e cerco di scendere il più possibile al loro livello per guidarli al meglio verso l’apprendimento di un metodo.
E tu? Hai mai avuto voglia di programmare o di imparare come si fa?
A venerdì,
Ivan